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Il torcicollo oculare: rischi, cura e prevenzione

FondazioneBietti_Torcicollo oculare

Intervista al dott. Fabio Scarinci, ricercatore presso la Fondazione Bietti nella linea di Retina Chirurgica 

Alle volte dietro a un problema posturale si nasconde un difetto visivo: una associazione che non spesso viene spontanea, ma che può portare ad una diagnosi più rapida ed efficiente. Un caso è infatti quello del torcicollo oculare, una patologia correggibile che però può creare un effetto domino sulla postura e, nel caso di bambini piccoli, anche nello sviluppo delle componenti del volto. Ne abbiamo parlato con il Dott. Fabio Scarinci, ricercatore presso la Fondazione Bietti. 

Dottor Scarinci, in cosa consiste il torcicollo oculare? 

Il torcicollo può avere una diagnosi sia ortopedica che neurologica e in rari casi anche di sordità monolaterale. Nel caso del torcicollo oculare, invece, è necessario fare un ragionamento complessivo, che riguardi non solo l’apparato visivo e il suo disallineamento, ma quello dell’intero capo. La posizione anomala della testa, può essere valutata e individuata in base agli assi che prendiamo in considerazione: può esservi una semplice rotazione del viso a destra o sinistra, quindi sull’asse orizzontale, oppure potrebbe esserci una alterazione sull’asse verticale, e in questo caso si verifica un spostamento del mento in alto in basso.

Potrebbe esistere poi anche una inclinazione della testa verso la spalla destra o sinistra, o addirittura una combinazione di tutti e tre gli assi nello stesso paziente. A conferma che il torcicollo ha un’origine oculare è importante individuare se c’è una rotazione del viso o uno spostamento del mento e correlare questa anomalia con il movimento e la posizione anomala degli occhi.  

A cosa è dovuta la postura anomala degli occhi? 

Gli studi ci dicono che nel 60% dei casi il torcicollo oculare è dovuto ad uno strabismo definito incomitante, ovvero l’angolo della deviazione varia nelle diverse posizioni dello sguardo: significa che l’occhio si allinea con la posizione anomala del capo per un meccanismo di compenso visivo e gli occhi non si muovono in sincronia.

Altre forme di strabismo che possono influire sono ad esempio quelle conseguenti a fratture del pavimento orbitario o a ipertiroidismo. In circa un 20% dei casi è invece dovuto ad un nistagmo, movimenti oscillatori del bulbo oculare che sono ritmici e involontari. Una ultima percentuale di casi, che ruota intorno al 6%, è legata a fenomeni di strabismo di tipo congenito come la sindrome di Duane o la sindrome di Brown.  

Quali sono i segnali che una persona deve cogliere per intuire che il torcicollo sta avendo un effetto sulla visione o viceversa? 

Il paziente, soprattutto in fase adulta, lamenta di frequente diplopia, che è infatti tra i sintomi più comuni e diffusi. In questo caso si verifica una visione doppia dell’immagine che può interessare sia l’asse verticale che orizzontale. Un altro campanello di allarme, ed è importante prestarvi attenzione anche nei più piccoli che potrebbero non lamentare diplopia, è l’assunzione della posizione anomala del capo, meccanismo di compenso per cercare di “vedere meglio”.  

Sicuramente la visita oculistica, fatta alla nascita e poi ai 3 anni che comprenda anche una visita ortottica, ovvero lo studio della motilità oculare, si rivela fondamentale. 

Su quali altri aspetti può andare ad influire il torcicollo oculare? 

Influendo sulla posizione del capo, il torcicollo oculare ha una reazione a catena sul resto del corpo, in primis sulla postura fino -in alcuni casi- all’alterazione dello sviluppo della forma del viso, e va quindi individuato e corretto il prima possibile. Un altro rischio, soprattutto nei bambini, è che essendoci una difficoltà visiva che porta al disallineamento, si rischia di far lavorare gli occhi in maniera non proporzionata, portando quindi allo sviluppo di una forma di ambliopia, disturbo noto come “occhio pigro”.  

Una volta individuato il torcicollo oculare, quale è il percorso da intraprendere? 

L’approccio di cura nella maggior parte dei casi è chirurgico e varia in base alla problematica specifica. Lo scopo naturalmente è quello di andare a correggere il più possibile la posizione della testa, intervenendo sui muscoli extra oculari rinforzandoli o indebolendoli, in modo da ristabilire un equilibrio tra i due occhi.  

È prevista una riabilitazione? 

Se è presente un occhio pigro si può intraprendere un percorso di riabilitazione tramite sistemi noti di occlusione dell’occhio iper performante, stimolando quindi l’altro a compensare riattivandosi in maniera equilibrata. Un altro trattamento da non sottovalutare affatto nel post operazione è quello fisioterapico: la posizione “sbagliata” infatti porta il paziente a sviluppare delle forti contratture su cui è necessario intervenire, anche perché queste sono di ostacolo all’adattamento del corpo alla nuova posizione corretta, che in alcuni casi deve essere nuovamente indotta, soprattutto se il paziente ha sofferto della patologia per diverso tempo.  

Risulta quindi fondamentale un approccio multidisciplinare, sia in fase di diagnosi che di risoluzione 

Assolutamente sì. All’interno della Fondazione Bietti infatti favoriamo il dialogo con ortopedici e fisioterapisti, in modo da indirizzare i pazienti ai colleghi laddove verifichiamo che il problema non è nel funzionamento visivo. Allo stesso modo, spingiamo i nostri pazienti, laddove ve ne sia bisogno, a intraprendere il percorso fisioterapico mettendoli in contatto con specialisti e professionisti.   

15 Febbraio 2021
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