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Bietti: come funziona l’unico IRCCS oculistico in Italia

Bietti: come funziona l’unico IRCCS oculistico in Italia

È uno dei più piccoli per dimensioni ma uno fra i primi per impact factor per ricercatore. Con 50mila prestazioni annuali e il sostegno della Fondazione Roma, l’istituto fondato da Mario Stirpe è un punto di riferimento nel panorama della ricerca e della cura oftalmologica

 

“La Fondazione Bietti è l’unico Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico dedicato all’oftalmologia in Italia e questo ne fa un punto di riferimento su tutto il territorio nazionale – spiega il direttore amministrativo Nicola Lorito -. Gli IRCCS rappresentano, infatti, il punto di riferimento per la ricerca scientifica del Ministero della Salute; ricerca tipicamente di tipo traslazionale”.

L’IRCCS Fondazione Bietti si distingue anche per un’altra particolarità. “È uno degli IRCCS più piccoli, ma vanta uno dei più alti rapporti di impact factor[1] per ricercatore. Una combinazione resa possibile dalla capacità del fondatore, il professor Mario Stirpe, di raccogliere e formare attorno a sé un vero pool di talenti che presidia pressoché ogni ambito dell’oculistica”.

Il riconoscimento di IRCCS, avvenuto nel 2005, ha rappresentato un’evoluzione dell’attività di ricerca che già veniva condotta autonomamente. “Fu come passare in serie A ma con una importante differenza: l’IRCCS è tenuto non solo a fare ricerca, ma anche terapia medica e chirurgica. Ad oggi, le attività clinico assistenziali presso il Presidio Britannico (l’AO S. Giovanni – Addolorata di Roma) hanno superato le 50mila prestazioni[2], dato del 2019 e ancora parziale. 47 mila sono prestazioni ambulatoriali, oltre 2mila sono prestazioni ambulatoriali con una componente chirurgica e qualche centinaio sono i ricoveri in degenza (tenendo presente che, in oculistica, la maggior parte delle cure viene erogata ambulatorialmente o in day hospital). Ciò spiega anche perché una parte rilevante dell’attività di ricerca sia da considerarsi ricerca clinica, cioè quella studia e raccoglie preziosissime informazioni durante le cure”.

Ma sia la ricerca che l’erogazione delle cure costano. Come fa l’IRCCS a sostenersi?

“Oltre che Fondazione e IRCCS siamo una Onlus senza fine di lucro e presto ci avvieremo a divenire un Ente del Terzo Settore perché le nostre attività di ricerca ci candidano a beneficiare di regime fiscale ‘favorevole’. Per quanto riguarda i finanziamenti il contributo più importante è offerto dalla Fondazione Roma che, da anni, valuta scrupolosamente e sostiene economicamente le nostre ricerche. Seguono i fondi che il Ministero della Salute mette a disposizione annualmente per gli IRCCS come forma di co-finanziamento e, infine, i rimborsi per le attività di ricerca scientifica e le prestazioni sanitarie erogate. Questo sostegno combinato copre i costi di gestione ‘correnti’, tra i quali quelli dei nostri 81 dipendenti e collaboratori che, di prassi, entrano come collaboratori e vengono, poi, stabilizzati negli anni”.

Quali sono le spese maggiori?

“Il personale e la gestione amministrativa. A questo si aggiunge il costo delle strumentazioni mediche che, però, possono beneficiare di un altro canale di finanziamento in conto capitale. Anche qui la Fondazione Roma, prima, e il Ministero della Salute, poi, sono i nostri principali finanziatori attraverso i quali possiamo richiedere l’aggiornamento dei costosi macchinari connessi a diagnosi, cura e ricerca”.

La ricerca in se stessa può sostenersi economicamente?

Solo integrando le fonti sopra citate con la partecipazione a bandi nazionali ed internazionali ai quali possiamo accedere, anche se la competizione è, ovviamente agguerrita. Perciò direi che è la qualità della ricerca stessa a contribuire al suo sostentamento. In questo campo soffriamo un po’ il vecchio pregiudizio sulle materie monotematiche spesso considerate un ambito di secondo piano nella scala delle priorità.  Ancor oggi, una ricerca oncologica, neurologica, diabetica etc. ha molta più probabilità di ricevere finanziamenti rispetto ad un progetto di ricerca in oculistica ‘pura’. È, ovviamente, un pregiudizio tanto radicato quanto incongruo: basti pensare all’enorme risparmio finanziario per lo Stato e di sofferenza umana per il paziente connesso alla prevenzione della cecità, anche considerando la crescente incidenza delle malattie che causano ipovisione in rapporto all’invecchiamento della popolazione. Non vi è dubbio che queste considerazioni unite alla diffusione delle ricerche interdisciplinari, nelle quali l’oftalmologia suscita un crescente interesse, dovranno cambiare i criteri di valutazione.


[1] Il punteggio riconosciuto nelle pubblicazioni scientifiche. Più una pubblicazione è considerata autorevole, più alto è il punteggio per singolo articolo pubblicato

[2] La prestazione è singola ma più prestazione possono essere erogate al singolo paziente. Il numero delle prestazioni, perciò, non va confuso con il numero delle persone assistite

20 Febbraio 2020
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