Qual è il rapporto tra ricerca scientifica e istituzioni?
Sabino Cassese, giurista e già Giudice della Corte Costituzionale italiana, invita a una riflessione su un tema tanto antico, quanto attuale.
Ecco un estratto del suo intervento per il convegno “Ricerca e Assistenza Sanitaria: Quale Futuro?”, tenutosi a Roma, lo scorso marzo, in occasione dei 40 anni della Fondazione Bietti
“Il rapporto tra ricerca scientifica e istituzioni apre una problematica molto più vasta, ovvero quella del rapporto tra sapere e potere e, quindi, dell’influenza della scienza sulla politica e, viceversa, della politica sulla scienza.
In termini generali, si può dire che questo tema percorre tutta la storia premoderna e moderna della scienza; basti pensare alla storia delle Università europee o, per fare un esempio recente in Italia, durante il periodo della vaccinazione obbligatoria: quante volte è stato toccata la questione della razionalità scientifica come fondamento o addirittura come sostituto della ragionevolezza giuridica e quindi, in altri termini, della “scienza che si sostituisce al potere”?
Ora tutti questi dilemmi trovano una spiegazione chiara nella Costituzione del nostro Paese, perché proprio nella Costituzione è disposto un dovere negativo e un dovere positivo.
L’Art. 33 della Costituzione, infatti, dispone: “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Quindi, la libertà della ricerca scientifica gode di una protezione costituzionale.
C‘è, però, poi l’Art. 9 che recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”
Questo articolo è importante perché la nostra Costituzione, quando parla di “Repubblica”, non si riferisce all’opposto della monarchia, ma si riferisce a tutto l’ordinamento complessivo del sistema Paese; inoltre il fatto di “promuovere” vuol dire che la Repubblica fa qualcosa rispetto a un altro soggetto che non è se stessa.
Queste norme costituzionali, in sostanza, mostrano la varietà dei rapporti tra sapere e potere: la scienza è oggetto della regolazione, ma può essere anche strumento della regolazione e può presentarsi, addirittura, come un corpo che si autoregola.
Nel corso della storia, il rapporto tra questi due poli è andato cambiando e in generale viene presentato come una sorta di “progressione” del controllo del potere sul sapere dello Stato, e quindi come un processo di pubblicizzazione.
In realtà, la ricerca scientifica ha trovato la propria sede non solo nell’area privata, ma anche nel settore pubblico fin dall’inizio; basti pensare, per esempio, alla storia italiana dell’agricoltura, dell’industria; oppure si pensiall’ambito militare, a quello postale, o ferroviario. Ambiti che hanno sempre fatto parte della storia delle nostre Istituzioni.
Quindi, possiamo dire che non è stato lo Stato che progressivamente si è impadronito della ricerca, perché la ricerca è maturata sempre all’interno delle istituzioni. E quindi si può dire che la ricerca ha una sua indipendenza perchè non muta al mutare del soggetto che la svolge.”