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Cheratocono: diagnosi precoce, gestione clinica e approccio chirurgico integrato

Immagine di una donna con Close up sull'occhio

Individuazione tempestiva della patologia, arresto della progressione mediante  cross-linking e chirurgia lamellare: il percorso completo per la cura del cheratocono è stato al centro del corso ECM presso l’IRCCS Fondazione Bietti

La gestione del cheratocono a 360 gradi, dalla definizione della patologia alla sua diffusione – con un focus sulla diagnosi precoce attraverso le metodologie  più indicate e all’avanguardia-;  nonché il percorso di assistenza del paziente, in modo da seguire nel tempo l’evoluzione della malattia, come intervenire chirurgicamente e arrestarne definitivamente la progressione, tra cross linking corneale e chirurgia lamellare: questi i temi chiave affrontati nel corso Ecm “La gestione clinica del cheratacono”, tenutosi il 6 maggio presso l’IRCCS Fondazione Bietti che ha visto la partecipazione di 20 medici chirurghi specializzati in oftalmologia.

“Il cheratocono è una patologia che, nonostante rientri nella classificazione delle malattie rare, nella nostre aree geografiche ovvero nel bacino del mediterraneo è diffusa – fa presente il dott. Domenico Schiano Lomoriello, responsabile dell’Unità Operativa Cataratta e Cornea dell’IRCCS e responsabile scientifico del corso di formazione -; si tratta di una patologia evolutiva che compare in età adolescenziale e che consiste in una alterazione della curvatura corneale. Infatti, la cornea di questi pazienti invece di avere la forma fisiologica di una calotta emisferica, – diventa “a punta”.

Di conseguenza, la cornea si assottiglia progressivamente, tanto da determinare una alterazione della capacità visiva che – molto spesso – non essendo correggibile con occhiali determina un grave deficit visivo del paziente affetto da cheratacono.

Da qui, diventa fondamentale una diagnosi precoce della patologia in modo da poter intervenire chirurgicamente il prima possibile per arrestarlo” spiega lo specialista.

Durante il corso alla Fondazione Bietti, infatti, è stata dedicata una sessione specifica al  trattamento chirurgico del cheratocono, ovvero il “crosslinking corneale”.

“I pazienti affetti da cheratocono possono migliorare la vista mediante occhiali, lenti a contatto o anche con l’ impianto di anelli intrastromali, tuttavia questi ausili non bloccano il peggioramento progressivo della malattia – prosegue Schiano -. L’unico trattamento che arresta il cheratocono è il crosslinking corneale che si attua mediante l’assorbimento di riboflavina – vitamina B2 -e il successivo irraggiamento della cornea con raggi ultravioletti. L’ effetto combinato della vitamina e l’esposizione ai raggi UV aumenta i legami della matrice extra cellulare dello stroma corneale con il conseguente aumento della resistenza della cornea allo sfiancamento, portando a una stabilizzazione del processo patologico. Il cross linking corneale viene attuato in Fondazione Bietti in convenzione con il SSN” specifica il dott. Schiano.

Inoltre un punto importante che è stato evidenziato nel corso è che, laddove non si intervenga tempestivamente con una diagnosi precoce, , il trattamento del crosslinking non basta più e si è costretti ad un vero e proprio trapianto corneale.

“Il trapianto corneale tradizionale, quello in cui si sostituisce la cornea in tutto il suo spessore, ha oramai indicazioni limitate nei cheratoconi. Infatti oggigiorno si predilige la cheratoplastica lamellare, precisamente la DALK, tecnica di trapianto che consente il trapianto lamellare che risparmia gli strati corneali più interni.

Il vantaggio della DALK sta anche ne fatto che riduce la frequenza delle complicanze intraoperatorie e post operatorie  tradizionalmente legate al trapianto di cornea, tra le quali la più temibile era il rigetto” precisa Schiano. Grazie alla DALK abbiamo un riduzione importante dell’ incidenza del rigetto che oramai rappresenta una complicanza davvero rara negli occhi operati di cheratocono. 

Un ulteriore aspetto trattato durante il corso ha riguardato la contattologia, rilevante per quanto riguarda la gestione del cheratocono. I pazienti affetti da questa patologia sono, infatti, generalmente, degli assidui portatori di lenti a contatto considerato che con l’impiego di occhiali non hanno un recupero visivo soddisfacente. 

Quindi, ai corsisti sono state presentate le diverse tipologie di lenti a contatto, in particolare quelle rigide, semirigide e sclerali. Le lenti a contatto sclerali in particolare  sono spesso efficaci nel migliorare la vista a pazienti con cheratocono che non traggono più giovamento dall’ utilizzo delle altre tipologie di lenti, riuscendo a migliorare la capacità visiva tanto da riuscire a posticipare o addirittura ad evitare il trapianto corneale.

18 Luglio 2025