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Emangioma coroideale circoscritto

L’emangioma coroideale è il più frequente tumore primitivo vascolare della coroide. Il tumore rimane generalmente misconosciuto fino a quando diventa sintomatico. La comparsa di sintomi, calo dell’acuità visiva e/o metamorfopsie, avviene generalmente nella terza o quarta decade di vita. L’emangioma della coroide è un tumore benigno e quindi il trattamento non è finalizzato alla distruzione del tumore ma al mantenimento della migliore acuità visiva per il maggior tempo possibile. Se il paziente non ha sintomi o calo dell’acuità visiva il trattamento non è necessario ed il paziente andrà controllato nel tempo. Se un sollevamento del neuroepitelio determina un calo dell’acuità visiva il trattamento dovrà essere preso in considerazione. Il trattamento oggi più utilizzato è la terapia fotodinamica.

L’emangioma circoscritto della coroide è una lesione benigna di origine vascolare, e la sua causa esatta non è ancora del tutto conosciuta. Si ritiene che si tratti di una malformazione congenita dei vasi della coroide, presente sin dalla nascita ma che può rimanere silente per anni, diventando clinicamente evidente solo in età adulta, spesso tra i 30 e i 60 anni.
Non è associato a traumi, infiammazioni o a malattie sistemiche, e nella maggior parte dei casi si presenta in modo sporadico, senza familiarità o predisposizione genetica nota. A differenza dell’emangioma diffuso della coroide, che può far parte della sindrome di Sturge-Weber, la forma circoscritta si presenta isolatamente, senza coinvolgimento neurologico o cutaneo.

L’emangioma circoscritto della coroide può manifestarsi in vari modi, a seconda della sua localizzazione e delle eventuali complicanze associate. Spesso il sintomo principale è un calo visivo, che può insorgere in modo progressivo o più improvviso, soprattutto quando la lesione coinvolge direttamente la regione maculare o determina un distacco sieroso della retina. I pazienti possono lamentare una visione offuscata, distorsioni delle immagini (metamorfopsie) o la comparsa di macchie scure nel campo visivo centrale o paracentrale (scotomi). In alcuni casi possono riferire la percezione di lampi di luce (fotopsie), sebbene questo sintomo sia meno frequente.

L'approccio diagnostico comprende un’accurata anamnesi familiare, indagando la presenza di malattie neoplastiche o eredo-familiari nella famiglia. L’indagine sistematica procede con una completa valutazione oftalmologica (acuità visiva, esame biomicroscopico del segmento anteriore e posteriore, oftalmoscopia, pressione endoculare), allargata a tutte quelle indagini di secondo livello ritenute utili al caso specifico, quali: ecografia oculare, tomografia a coerenza ottica (OCT) esame del campo visivo, studio della funzionalità retinica e della via ottica. Le lesioni riscontrate – sia a carico del segmento anteriore che posteriore dell’occhio – dovranno sempre essere documentate fotograficamente: questa indagine è fondamentale per valutare obiettivamente nel tempo la storia naturale o l’effetto dell’eventuale terapia. Altre indagini importanti in oncologia oculare comprendono l’angiografia retinica e coroideale, l’angiografia mediante Tomografia a Coerenza Ottica (angio-OCT), l’autofluorescenza retinica e la microscopia confocale della superficie oculare. In casi selezionati possono essere utili anche specifiche indagini neuroradiologiche (TC e MRI). Qualora le metodologie anzidette non siano dirimenti si ricorrerà a metodiche diagnostiche mini-invasive, quali la citologia diagnostica, o invasive, quali biopsie chirurgiche incisionali o escissionali (asportazione parziale o totale della lesione).

La terapia in oncologia oculare ed orbitaria si basa su una pianificazione di equipe (team oncologico) e spetta all’oncologo oculare il coordinamento di questa attività. Attualmente l’approccio ai tumori oculari è per quanto possibile conservativo, intendendo con questo termine la necessità di si struggere la lesione neoplastica preservando l’occhio e la funzione visiva. Quando la conservazione del bulbo oculare affetto dalla neoplasia (maligna) può costituire pericolo per la vita del paziente, l’occhio dovrà essere enucleato. La radioterapia costituisce la principale, e più efficace, metodica di trattamento dei tumori maligni e benigni dell’occhio. La radioterapia è principalmente applicata per contatto (placchette episclerali caricate con isotopi radiottivi), o con sorgenti esterne (acceleratore lineare o di particelle pesanti). Altri trattamenti eseguiti sono: la termoterapia transpupillare che trova indicazione, associata alla chemioterapia, nella cura del retinoblastoma, come anche la crioterapia, la chirurgia, la chemioterapia sistemica e topica, la terapia fotodinamica, la chemioterapia superselettiva con incannulazione dell’arteria oftalmica, l’iniezione intraoculare di farmaci antineoplastici e l’immunoterapia.

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