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L’intelligenza artificiale come contributo alla cura della retinopatia diabetica

Facial Recognition Technology Concept As Man Has Red Grid Projected Onto Eye In Studio

La dott.ssa Monica Varano, direttore scientifico della Fondazione Bietti, spiega come lo sviluppo di nuove tecnologie possa migliorare la diagnosi e il trattamento di una delle più diffuse patologie dell’occhio

L’oftalmologia gioca un ruolo importante nella cosiddetta e-health: il progressivo consolidamento della telemedicina, lo sviluppo delle reti 5G, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico aprono nuovi scenari per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie dell’occhio.

Il mercato globale dei dispositivi oftalmici toccava i 3 miliardi nel 2019 e si stima che raggiungerà i 67 miliardi entro il 2027 (dati riportati da Milano Finanza).
In tutto il mondo si contano oltre 2,2 miliardi di persone che vivono con una forma di disabilità visiva.
Tra le varie patologie, il diabete è la prima causa di cecità nella popolazione in età lavorativa: sono quasi  500 milioni i diabetici nel mondo oggi e la prospettiva, tra 15 anni, è che siano 650 milioni; il 30 % di essi è affetto da retinopatia diabetica e il 10% è destinato a perdere la capacità visiva.

La retinopatia diabetica è, però, una malattia curabile, purché sia diagnosticata prima che dia il danno visivo; nel momento in cui il soggetto diabetico ha una riduzione visiva, la patologia è già avanzata; quindi lo screening, cioè trovare la malattia prima della fase sintomatica è fondamentale.

È proprio qui che intelligenza artificiale e telemedicina entrano in gioco, offrendo un importante contributo, come spiega la dott.ssa Monica Varano, direttore scientifico dell’ IRCCS Fondazione Bietti: “Oggi, algoritmi di Intelligenza Artificiale consentono di individuare con precisione e affidabilità la presenza di alterazioni dei vasi sanguigni danneggiati, come gli aneurismi. Ciò significa che i medici possono impiegare questa avanzata tecnologia per diagnosticare la retinopatia diabetica in meno tempo, in più soggetti affetti da diabete e velocizzando, quindi, sia la diagnosi che l’eventuale trattamento terapeutico – spiega la dottoressa –. L’intelligenza artificiale è in grado, dunque, di accelerare alcuni processi, ridurre il carico di lavoro dei medici e ridurre al minimo errori diagnostici dovuti a inappropriate integrazioni dei dati – precisa la Varano –. L’IA può essere associata anche un’altra importante tecnologia: la telemedicina, ovvero l’impiego di informazioni mediche scambiate da un sito all’altro, per via elettronica, che potrebbe facilitare una più ampia distribuzione dell’assistenza sanitaria in aree lontane e dove c’è carenza di operatori sanitari; potrebbe, inoltre, ridurre i tempi di attesa e migliorare la gestione dei pazienti anche in regioni remote. Tuttavia, è bene tenere presente che l’uso dell’intelligenza artificiale non va intesa come uno strumento per assistere i medici, non per sostituirli” conclude l’esperta.

2 Marzo 2022
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