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Covid-19 e Farmacogenetica: uno studio apre le porte alla medicina personalizzata

FondazioneBietti_ricerca

Predire le reazioni di un paziente ad un dato farmaco sulla base del suo genoma. Ecco l’orizzonte aperto dallo studio pubblicato  pubblicato su “Pharmacogenomics and Personalized Medicine” che ha visto l’IRCCS Fondazione Bietti in prima linea

Il 13 ottobre 2020 è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Pharmacogenomics and Personalized Medicine” l’articolo Pharmacogenomics and Pharmacogenetics: In Silico Prediction of Drug Effects in Treatments for Novel Coronavirus SARS-CoV2 Disease

Lo studio è stato condotto “in silico”, ovvero con un’analisi di dati tramite l’utilizzo di programmi informatici e database, e ha portato alla realizzazione di un modello in grado di suggerire una predizione di efficacia o tossicità di uno specifico trattamento farmacologico a partire dalla conoscenza di varianti geniche presenti nel DNA dei pazienti da trattare.

 “Lo studio è nato dall’emergenza Covid-19, ma le sue applicazioni sono infinite”: dice la dott.ssa Alessandra Micera co-autrice della pubblicazione, ricercatrice e responsabile del laboratorio presso la IRCCS Fondazione Bietti (Presidio Britannico, San Giovanni, Roma). Lo studio è stato condotto da un team multidisciplinare coordinato dalla genetista Tina Cafiero esperta in Farmacogenetica (Ospedale Moscati di Taranto), a cui tra gli altri hanno partecipato Agnese Re (ricercatore presso CNR-Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma Policlinico Gemelli), Raffaele Palmirotta (ricercatore medico genetista presso l’Università di Bari) e il dott. Andrea Cacciamani (medico ricercatore oftalmologo dell’Unità di Retina Chirurgica della Fondazione Bietti).

Dottoressa Micera, come nasce questo studio e quali i risultati?

Nel periodo dell’emergenza legata al Covid-19 abbiamo deciso di avviare uno studio sulla farmacogenetica: mentre in molti si concentravano sull’aspetto diagnostico, noi abbiamo voluto indagare l’applicazione terapeutica dei farmaci in uso.  Lo studio nasceva originariamente da un progetto di ricerca ideato in campo oftalmologico per l’identificazione e la caratterizzazione dell’RNA e delle proteine virali nella lacrima dei pazienti affetti da SARS-CoV2 sintomatici e asintomatici. La limitazione intercorsa nel poter reclutare pazienti e avviare lo studio nei nostri laboratori ci ha portato a scegliere un approccio sperimentale del tutto diverso e di tipo “in silico” con lo scopo di prevedere e convalidare nuove informazioni sulla base di analisi comparative e di interconnessione dei dati. Abbiamo incrociato i dati già presenti nei database per costruire un modello atto a fornire un esaustivo pannello di dati genetici, di facile interpretazione, per indagare nei pazienti la risposta ai farmaci utilizzati per la terapia dell’infezione da SARS-CoV2. Nello studio sono stati considerati i principali farmaci usati contro il virus, ovvero Ritonavir, Lopinavir, Ribanivir, Atazinavir, Interferon, Captoril e Corterosteroidi.

Una prova che la medicina di precisione è sempre più importante quindi?

Assolutamente: ognuno di noi è diverso, le reazioni agli stessi trattamenti o farmaci possono essere le più disparate. A tenere traccia di queste differenze è il nostro DNA: ecco perché analizzandolo, possiamo comprendere a monte quale sarà la reazione del paziente ad un determinato farmaco, permettendo di modellare il trattamento farmacologico consentendo una terapia personalizzata. Gli studi sul DNA, seppur costosi, aprono le porte a nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche. Infatti, estraendo il DNA da una piccola quantità di sangue possiamo eseguire una valutazione genica, riscontrare la presenza di specifiche varianti, come quelle relative ai geni codificanti enzimi deputati al metabolismo dei farmaci, e controllare che si tratti di varianti responsabili di una maggiore efficacia o tossicità al farmaco. In base al risultato ottenuto si può così decidere se utilizzare o meno quel determinato farmaco in quello specifico paziente, rendendo l’approccio terapeutico più appropriato e minimizzando anche gli effetti avversi.

Le applicazioni sono allora le più diverse?

Il risultato del nostro studio (modello “in silico” di varianti geniche) può essere applicato a qualsiasi trattamento farmacologico. Nel nostro specifico campo oftalmologico, potrebbe essere utile per approfondire gli aspetti legati alle terapie ripetute nelle patologie croniche, che presentano risposte variabili da paziente a paziente. Questi aspetti sono alla base di un progetto di studio appena avviato.

Quali le prospettive future?

Molte. La medicina di precisione o terapia personalizzata è un’opportunità, può offrire un miglioramento nella qualità della vita del paziente in trattamento cronico, ovvero tutti quei pazienti che non rispondono o rispondono poco alle terapie convenzionali. Nel nostro caso, un grazie va al Ministero della Salute e alla Fondazione Roma che con il loro supporto ci hanno permesso di avviare le ricerche scientifiche relative alla terapia personalizzata.

3 Marzo 2022
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