Prevenzione della violenza contro gli operatori sanitari: sabato 12 marzo è la prima giornata nazionale

La Fondazione IRCCS G.B. Bietti aderisce all’iniziativa

Nel quinquennio 2016-2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall’Inail e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari perpetrate nei confronti del personale sanitario, con una media di circa 2.500 l’anno (fonte INAIL).
La maggior parte di questi incidenti avviene in ospedali e case di cura e vede, come categorie più colpite, i tecnici sanitari, gli infermieri e gli operatori sociosanitari, in particolare le donne.

“La Fondazione IRCCS G.B. Bietti è impegnata concretamente nel ridurre il rischio e le occasioni che possono ingenerare abusi verbali o fisici su operatori e operatrici” spiega la Direttrice Sanitaria, dott.ssa Angela Maria Mastromatteo.
Scopo della giornata nazionale è diffondere informazione ed educazione per il pubblico al fine di aumentare la fiducia e ridurre le occasioni di abuso. “A questo sforzo, che la Fondazione abbraccia completamente, abbiamo aggiunto anche un’iniziativa di formazione del personale per aumentare gli strumenti di prevenzione” precisa la direttrice.

La Fondazione Bietti ha individuato nella comunicazione tra operatore e utente uno degli snodi cruciali per disinnescare il rischio di violenza. “La comunicazione è in grado di esacerbare o dissolvere le tensioni – spiega Mastromatteo -.
È importante che il personale a contatto con il pubblico sia preparato a fronteggiare le situazioni critiche e a gestirle in modo da tutelare sia la propria incolumità che la sensibilità di un paziente o di un familiare in un momento di difficoltà”.

I tre fondamentali: un approccio olistico al glaucoma

È la seconda causa di cecità al mondo e, per affrontarlo, dobbiamo fondere in un unico orizzonte diagnosi precoce, aderenza terapeutica ed emancipazione del paziente. L’intervista a Francesco Oddone nella settimana mondiale del glaucoma

Diagnosi precoce, aderenza terapeutica ed emancipazione dei pazienti attraverso la conoscenza: questi i tre pilastri fondamentali della lotta al glaucoma. “Per sconfiggere il ladro silenzioso della vista abbiamo bisogno di tutti e tre contemporaneamente. Abbiamo bisogno di un approccio olistico alla seconda causa di cecità al mondo”.

Il dott. Francesco Oddone è il responsabile dell’Unità Glaucoma presso l’IRCCS Fondazione G.B Bietti, il primo Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico dedito all’oftalmologia in Italia. “Ci sono 76 milioni di persone affetta da glaucoma del mondo e si stima saranno 111 nel 2040. In Italia l’incidenza si pensa raggiunga 1 milione di persone, la metà delle quali non è al corrente del rischio gravissimo alla vista che sta correndo”.

“La settimana mondiale del glaucoma è l’occasione per fare il punto sulla situazione, ma è chiaro che la prevenzione per il glaucoma deve durare per tutta la vita”. Ecco perché: “Il glaucoma è una malattia estremamente pericolosa per la vista perché è una malattia prevalentemente asintomatica: la degenerazione del nervo ottico alla base della malattia è irreversibile, ma avviene così lentamente che la persona tende a compensare l’impercettibile diminuzione quotidiana del campo visivo. Quando ci si accorge di avere un problema, è troppo tardi: l’occhio è pressoché cieco.

Questo ci spiega perché la visita presso un Medico Oculista è la più importante ed essenziale forma di prevenzione: la precocità della diagnosi è direttamente proporzionale alla ‘quantità’ di vista che si può salvare”. “La diagnosi precoce, però, non è garanzia di cura. La terapia farmacologica richiede, nella maggioranza dei casi, la somministrazione quotidiana di colliri e controlli periodici per valutarne l’efficacia. Non è un percorso sempre facile e la tolleranza alla terapia non è uniforme. Il glaucoma è una malattia cronica e si deve curare con costanza. Il rispetto della terapia e dei controlli periodici è un ingrediente fondamentale per prevenire la perdita della vista”. “L’informazione, infine, è l’elemento portante di uno stile di vita consapevole da parte delle persone. La persona informata è la persona che può scegliere sulla base dei fatti. È il cittadino che sceglie di farsi visitare.
La prevenzione deve essere attiva e la conoscenza per la propria salute, è la chiave dell’emancipazione del paziente: ciò che lo rende attore del suo percorso di cura e di prevenzione”.

“Tutti questi elementi – conclude Oddone – contribuiscono ad arginare la cecità causata dal glaucoma e non ne può mancare nessuno. Per questo abbiamo bisogno, come società, di un approccio olistico al glaucoma: una malattia che si sconfigge solo se le persone ne conoscono il rischio e sanno che deve essere diagnosticata presto e curata regolarmente per tutta vita”. Il primo passo, perciò, è una visita dal Medico Oculista: una volta ogni 3-4 anni prima dei 40 anni, una volta ogni due anni dopo i 40 anni; una volta all’anno dopo i 60.

Per approfondimenti sulla Settimana Mondiale del Glaucoma, consultare il sito web ufficiale www.worldglaucomaweek.org

 

Rimandare significa peggiorare: un appello ai cittadini

In occasione della giornata mondiale della salute la Fondazione G.B. Bietti – il primo IRCCS dedicato alla cura degli occhi in Italia – parla ai suoi pazienti: il calo delle visite di controllo è un rischio per la salute degli occhi

La pandemia potrebbe aver raggiunto il punto di svolta: mentre cresce ogni giorno il numero dei vaccinati, le precauzioni e la risposta di cittadini ed istituzioni concorrono a tenere i nuovi contagi sotto la soglia critica.

In questa condizione, molte persone potrebbero essere tentate di aspettare prima di riprendere a farsi visitare da un medico e tornare in ambito ospedaliero.

Il ragionamento è: aspettare ancora qualche mese per non correre rischi. È un ragionamento comprensibile, ma sbagliato.

Il messaggio che la Fondazione G.B. Bietti lancia ai suoi pazienti è, infatti, diverso: “Ospedali e ambulatori medici sono sicuri. Rischioso è rimandare le visite di controllo”.

La pandemia, infatti, ha inflitto e infliggerà molti più danni rispetto a quelli che si possono ricondurre alla diretta infezione da Sars_COV_2.

Danni indiretti che si stanno accumulando nel ritardo diagnostico: migliaia di tumori verranno diagnosticati più tardi con una riduzione della possibilità e della speranza di cura. Lo stesso dicasi degli infarti, per i quali si registra un peggioramento della prognosi legato ad un ritardo nell’accesso ai Pronto Soccorso. Sono centinaia di migliaia, infine, gli esami di screening rimandati in tutta Italia.

La paura delle persone di andare in ospedale è una delle cause di questo ritardo che interessa un vasto spettro di discipline mediche.

Anche per quanto riguarda l’oculistica, il danno delle mancate visite può essere molto grave.

Molte delle malattie che causano ipovisione agiscono sul nervo ottico e sulle cellule nervose della retina e questo fa sì che i danni che le patologie infliggono progressivamente non possono essere ‘riparati’.

L’unica soluzione per malattie come il glaucoma, la degenerazione maculare e la retinopatia diabetica è diagnosticarle presto e calibrare l’efficacia delle terapie con visite di controllo regolari e periodiche. Rimandare significa peggiorare.

Il COVID non è l’unica malattia che ci minaccia e non è necessario rinunciare alla prevenzione delle altre patologie per paura di contrarla.

Il nostro l’appello ai cittadini è: “Abbiate fiducia nelle strutture sanitarie; fatevi visitare con regolarità; riprendiamo a prenderci cura della nostra salute a 360°”.

Lo Staff dell’IRCCS G.B.Bietti

Una pressione insostenibile

Raro, ma molto pericoloso per la vista, il Glaucoma acuto si manifesta con un dolore improvviso e lascia poche ore di tempo per intervenire e salvare il nervo ottico. È bene conoscere i sintomi e i fattori predisponenti per essere pronti a reagire con tempestività

L’umore acqueo è un liquido composto prevalentemente da acqua, sali minerali, glucosio e acido ascorbico. Viene secreto dal corpo ciliare dietro l’iride e, dopo aver attraversato la pupilla (ovvero la struttura che funge da diaframma regolando l’afflusso di luce alla retina) raggiunge la camera anteriore e defluisce fuori dall’occhio attraverso un tessuto spugnoso chiamato trabecolato e localizzato nell’angolo tra iride e cornea (angolo irido-corneale). Le funzioni dell’umor acqueo sono molteplici: riempie e mantiene i volumi dell’occhio; contribuisce, grazie alle sue proprietà refrattive, alla trasmissione della luce e partecipa, grazie al glucosio e agli antiossidanti che pure lo compongono, al nutrimento e alla protezione dei tessuti.

“In rari casi però, l’angolo irido-corneale si chiude, il deflusso si blocca e l’umore acqueo si accumula e ristagna creando un repentino incremento della pressione intraoculare – spiega Francesco Oddone, Responsabile dell’Unità Operativa Glaucoma della Fondazione IRCCS Bietti -. Quando ciò avviene l’elevata pressione oculare determina un danno meccanico ai tessuti del nervo ottico e un’interruzione dell’irrorazione sanguigna, causando in breve tempo danni gravissimi a diverse strutture dell’occhio. Danni – sottolinea il Medico Oculista – che, nel caso del nervo ottico, sono irreversibili. Abbiamo poche ore di tempo dall’insorgenza dei sintomi per intervenire e salvare la vista”.

Quali sono i sintomi del glaucoma acuto?

Per fortuna sono molto evidenti. Il glaucoma acuto si accompagna all’insorgenza di un dolore forte e repentino all’occhio che si può estendere allo stesso lato della testa con l’aggiunta di sintomi come nausea, vomito, riduzione delle vista, occhio rosso, lacrimazione e pupilla semi-dilatata.

Chi ha più probabilità di svilupparlo?

Non si conoscono le cause della malattia ma ci sono dei fattori predisponenti quali l’ipermetropia – legata ad un bulbo oculare più piccolo della media – e tutte quelle condizioni che portano ad affollare e comprimere le strutture anatomiche dell’occhio. In questo senso giocano un ruolo anche l’invecchiamento – con la tendenza ad un aumento di volume del cristallino – e caratteristiche anatomiche come un’iride più spessa o più flaccida della media.

Qual è la relazione tra glaucoma e glaucoma acuto?

Non c’è relazione all’origine ma solo nell’effetto: la degenerazione del nervo ottico che nel glaucoma è progressiva, nel glaucoma acuto è repentina.

Qual è la terapia del glaucoma acuto?

Esiste una terapia farmacologia che è finalizzata a ridurre immediatamente la pressione intraoculare e che viene somministrata sia tramite colliri che iniezioni intravenose. Purtroppo, raramente la terapia medica è in grado di risolvere l’urgenza ed è spesso necessario rivolgersi ad altri approcci terapeutici. Il primo è un intervento che permette di praticare un foro con il laser attraverso l’iride, fornendo una via alternativa al deflusso dell’umore acqueo (iridotomia). Non sempre, però, l’intervento con laser è possibile. In questo caso è aperta l’opzione chirurgica, sia attraverso l’intervento di cataratta – risolutivo ma non facile nel caso di glaucoma acuto – sia attraverso un’operazione allo scopo affine all’intervento con il laser e nota come iridectomia. Tutte queste opzioni sono finalizzate a risolvere il problema acuto e a cercare di prevenire le recidive. L’indicazione terapeutica prevede di sottoporre anche l’altro occhio a iridotomia profilattica per il rischio che si manifestino le stesse condizioni che hanno scatenato l’urgenza nel primo.

Prevenzione?

Unica forma di prevenzione è la visita oculistica periodica che permette di cogliere le caratteristiche anatomiche predisponenti e misurare il livello della pressione intraoculare.

Distacco del vitreo: come capirlo per tempo?

Avvicinandosi l’estate è bene parlare di un processo fisiologico che può diventare patologico: con l’invecchiamento, infatti, la parte interna dell’occhio, il corpo vitreo, perde elasticità e rischia di danneggiare la retina. Bere molta acqua e visite regolari dal medico oculista sono le uniche forme di prevenzione

Il corpo vitreo è la parte che dà all’occhio la sua forma sferica: un gel di acqua e fibre collagene che dona volume ed elasticità al bulbo oculare e che si ancora allo strato di cellule nervose che permettono di vedere: la retina.  

Il rapporto tra il corpo vitreo e la retina si basa su un equilibrio di forze. Quando il corpo vitreo invecchia e perde elasticità o quando la retina presenta delle zone di debolezza, le cosiddette “aree degenerative” (o entrambe le eventualità) il rapporto di forze si sbilancia, il corpo vitreo si distacca – cioè non aderisce più alla retina in maniera omogenea – e la retina stessa può subire tensioni meccaniche potenzialmente dannose. “Le fibre collagene di cui è composto il vitreo sono come dei filamenti elastici molto sottili – spiega il dott. Guido Ripandelli, medico oculista presso l’unità operativa di Retina Chirurgica della Fondazione IRCCS G.B. Bietti -. Quando questi filamenti perdono elasticità possono tirare la retina danneggiandola. È importante, perciò, distinguere i due momenti chiave di questo processo. Il primo è il distacco di vitreo ed è un processo fisiologico che avviene con l’età ed è inevitabile. Il secondo momento è il danno alla retina che può derivare da questo processo fisiologico e può manifestarsi con l’insorgenza di una rottura della retina, di un distacco di retina o di una trazione sulla parte centrale della retina, la cosiddetta “macula”, fino a generare un foro maculare.  

Si può prevenire il distacco di vitreo? 

No, è un processo naturale nato dall’invecchiamento e dalla perdita di elasticità del gel che riempie il bulbo dell’occhio. Però si può ritardarlo e si possono individuare tempestivamente le situazioni pericolose. Le uniche due forme di prevenzione sono, rispettivamente, bere tanta acqua o liquidi in generale, almeno un litro e mezzo nell’arco della giornata e farsi visitare periodicamente da un medico oculista. L’idratazione è importantissima per mantenere il corpo vitreo fluido ed elastico. Da ricordare: bisogna bere molta acqua, soprattutto d’estate e anche se non si sente lo stimolo della sete.  
La visita oculistica, attraverso esami come la tomografia a coerenza ottica (OCT) e l’esame del fondo dell’occhio con dilatazione della pupilla, permette di vedere se ci sono situazioni patologiche o se stanno per verificarsi, dando occasione di agire per tempo e di arginare il danno. 

Ci sono, però, dei sintomi che possono dare l’allarme? 

Sì. La presenza di corpi mobili (mosche volanti) o il loro aumento improvviso oltre che la comparsa di flash e lampi laterali sono segnali che devono indurre a farsi visitare da un medico oculista immediatamente. La visita, a prescindere, dovrebbe essere periodica, almeno una volta all’anno passati i 60 anni. È sempre importante ricordare che, a volte, i sintomi sono ‘compensati’ dall’altro occhio o si verificano prima che la persona cominci ad accorgersi di un cambiamento. È questa una ragione in più per farsi visitare con regolarità: la maggior parte delle malattie o danni alla vista può essere trattata con efficacia, ma solo se viene indentificata negli stadi iniziali.  

Maculopatia secca: come riconoscerla e affrontarla

La maculopatia secca è una patologia degenerativa che colpisce la porzione centrale della retina, ovvero la macula, e che colpisce spesso le persone con una età superiore ai 55 anni. Come riconoscerla, comprenderla e soprattutto affrontarla? La dott.ssa Mariacristina Parravano,  Responsabile dell’Unità di Ricerca Retina Medica, risponde alle domande fondamentali 

Qual è il meccanismo alla base della maculopatia secca? 

La degenerazione maculare legata all’età (AMD) è una patologia multifattoriale la cui patogenesi non è completamente compresa. Si ritiene che diversi fattori contribuiscano alla sua patogenesi, in primis l’età, i fattori genetici, lo stress ossidativo, i fattori ambientali, infiammatori e ischemici. La presenza di drusen è considerato il segno distintivo delle prime fasi dell’AMD. Esse possono allargarsi, confluire ed evolvere in distacchi drusenoidi dell’epitelio pigmentato retinico.  

Ciò altera l’interscambio di nutrienti e prodotti di scarto attraverso la membrana di Bruch e la struttura vascolare coroideale favorendo l’accumulo di materiale lipofuscinico contenuto nelle drusen esitando nelle forme evolute di maculopatia: atrofica o neovascolare. Gli studi più recenti riportano che l’attivazione di specifici pathways genetici sia responsabile dell’evoluzione individuale in una delle due forme evolute. 

Qual è la differenza rispetto alla forma umida?  

Nella forma secca si verifica una lenta e progressiva alterazione della retina esterna (fotorecettori e cellule dell’epitelio pigmentato retinico) con conseguente evoluzione verso le forme più severe della patologia come l’atrofia geografica. 

La forma neovascolare invece è caratterizzata dallo sviluppo di neovasi a sede maculare che destrutturano il normale profilo retinico e che determinano un improvviso deficit visivo. Questo tipo di maculopatia è supportata da aumentati livelli di vascular endothelial growth factor (VEGF) e l’utilizzo da qualche anno di farmaci che si legano a questa proteina (farmaci anti-VEGF) ne hanno modificato radicalmente il trattamento e la prognosi.  

Qual’è l’incidenza della forma secca sia nel bacino degli over 65 sia in relazione alla forma umida? 

Circa l’85% delle persone con degenerazione maculare legata all’età ha solo la forma secca o non essudativa, mentre la forma neovascolare o essudativa si manifesta in circa il 15% dei soggetti. Nonostante questo l’80-90% dei casi di grave perdita della vista in pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età è da riferire alla forma neovascolare. 

Come viene diagnosticata e affrontata presso la Fondazione Bietti? 

Presso l’Unità Operativa di Retina Medica della Fondazione Bietti afferiscono pazienti con diverse forme di maculopatia. Il paziente viene sempre sottoposto ad un attento esame della funzione visiva accompagnato dalla valutazione biomicroscopica del fondo oculare e dall’imaging multimodale composto da OCT strutturale, autofluorescenza, retinografia fino ad arrivare alle ultime metodiche di imaging quali l’OCT Angiografia e l’Ultra-wide field Imaging.  

L’OCT strutturale rimane l’esame gold standard per identificare l’evoluzione e la progressione dei segni precoci della maculopatia secca (drusen e rimaneggiamento dell’EPR) che potrebbero andare incontro ad accrescimento o a regressione portando all’evoluzione verso la forma atrofica (atrofia geografica nascente).  

L’integrazione multimodale con l’autofluorescenza, che con la sua lunghezza d’onda permette di identificare le alterazioni delle cellule dell’epitelio pigmentato retinico, rimane un momento fondamentale per quantificare con esattezza l’estensione dell’atrofia geografica e monitorarne le progressione.  

L’eventuale evoluzione nella forma neovascolare è uno degli aspetti che vengono presi in esame quando si valuta un paziente con maculopatia secca e in tal senso nuovi elementi di valutazione sono stati introdotti da una nuova tecnica di diagnostica per immagini come l’OCT angiografia. Questa infatti è una metodica non invasiva che attraverso la visualizzazione delle caratteristiche dei plessi vascolari retinici e coroideali permette di diagnosticare in maniera precoce la presenza di neovasi sottoretinici (spesso all’inizio non essudativi) che possono andare a complicare la forma secca.  

La retinografia consente di documentare fotograficamente il fondo dei paziente ma soprattutto l’evoluzione delle alterazioni presenti a livello maculare nel tempo. 

 L’Ultra-wide field imaging ha consentito di migliorare notevolmente la possibilità di registrare fotograficamente il fondo dei pazienti permettendo di visualizzare con un unico scatto sia il polo posteriore che la media ed estrema periferia retinica consentendo di individuare rapidamente eventuali correlazioni tra le alterazioni presenti a livello maculare e quelle presenti in periferia. 

Oltre all’uso di esami morfologici, l’utilizzo di esami funzionali come la microperimetria permette di studiare in maniera più dettaglia e riproducibile i cambiamenti della sensibilità retinica e della fissazione rispetto al semplice test dell’acuità visiva. 

Ci sono cure o forme di prevenzione? 

Attualmente non ci sono cure riconosciute per questa forma di maculopatia. Uno stretto monitoraggio attraverso l’imaging multimodale permette di individuare precocemente le alterazioni strutturali e funzionali a sede maculare. La supplementazione con nutraceutici, antiossidanti e pigmenti maculari come luteina e zeaxantina potrebbero essere di aiuto nella stabilizzazione della patologia.

Quali sono le ultime ricerche nel campo?  

Numerose strategie terapeutiche sono attualmente in sperimentazione per la maculopatia secca, in particolare per l’atrofia geografica quali: (1) farmaci con proprietà antiossidanti, (2) inibitori della cascata complemento, (3) agenti neuroprotettivi, (4) inibitori del ciclo visivo, (5) terapia genica e (6) terapie cellulari. Sono attualmente in corso sperimentazioni di fase 3 riguardanti farmaci che bloccano la cascata del complemento (C5- avacincaptad pegol-Zimura; C3-Pegcetacoplan-APL2) e agenti inibitori del ciclo visivo (C20-D3-vitamin A-ALK 001). 

Quale è il rapporto tra cura e ricerca in oftalmologia?

Il percorso della persona attraverso l’IRCCS Fondazione Bietti parte dalla visita oculistica, passa attraverso i diversi livelli di super specializzazione medica e strumentale per approdare, al fianco della ricerca traslazionale, all’orizzonte della medicina personalizzata

La visita  

La visita oculistica è la più importante forma di prevenzione e l’inizio di qualsiasi percorso di cura in oftalmologia. La maggior parte delle malattie che minacciano la vista può essere diagnosticata prima ancora di generare sintomi e il trattamento sarà tanto più efficace quanto più precoce. Per questo l’IRCCS Fondazione G.B. Bietti offre un Ambulatorio Oculistico aperto a tutte le persone che desiderano fare una visita. Se da questa visita emerge una condizione patologica, la persona viene indirizzata ai diversi ambulatori specialistici della Fondazione, generalmente con un tempo di attesa molto breve.  

La super specializzazione  

La distinzione tra ambulatorio generale e ambulatori specialistici ricalca l’organizzazione interna dell’IRCCS Fondazione Bietti nel quale le singole unità operative godono di una marcata autonomia clinica.  La comunità scientifica e oculistica internazionale si è progressivamente orientata verso una super specializzazione delle diverse branche dell’oculistica, ravvisando un beneficio per i pazienti nel poter accedere a medici e chirurghi focalizzati su un singolo settore diagnostico-terapeutico, infatti in ambito internazionale si parla oramai di sub-specialties. La Fondazione Bietti è stata precursore in Italia di questo approccio e la sua attività clinica e di ricerca si divide, da tempo, in diverse unità operative, ognuna dedicata ad un tipo di patologie quali:   

  • Patologie del Segmento anteriore e della Cornea 
  • Retina medica
  • Retina chirurgica 
  • Neuroftalogia  
  • Glaucoma  

A queste unità operative si aggiungono: 

  • L’ambulatorio di oncologia oculare 
  • L’ambulatorio di Oftalmologia pediatrica  
  • L’ambulatorio di Oftalmoplastica (palpebre, vie lacrimali, annessi oculari )  
Gli strumenti  

La particolarità e trasparenza dell’occhio aiuta il Medico oculista a ‘vedere’, con l’aiuto di apposite strumentazioni, le principali strutture anatomiche dell’occhio. Questo è un dei motivi per i quali la visita oculistica permette di valutare immediatamente lo stato di salute della persona. A questa strumentazione di base si affiancano alcune tecniche ed esami avanzati che vengono impiegati negli ambulatori specialistici per approfondire il quadro diagnostico e monitorare il decorso delle malattie. Per il Segmento anteriore si utilizzano, per esempio, la Topografia corneale e la Tomografia corneale; per la Retina Medica, l’OCT e la Fluoroangiografia; nel caso del Glaucoma  l’esame del campo visivo.     

Il rapporto tra cura e ricerca 

L’IRCCS Bietti sostiene diverse linee di ricerca, cliniche e di laboratorio, dedicate a studiare i meccanismi che portano le malattie ad insorgere e diffondersi. Conoscere questi meccanismi, infatti, permette di sviluppare risposte mirate per prevenirli o arginarli.     

Ciascuna di queste linee di ricerca si sviluppa direttamente a fianco del percorso di cura e ha come oggetto di ricerca le cure stesse. Si parla, allora, di ricerca traslazionale: 

La ricerca traslazionale ha come obiettivo la trasformazione dei risultati ottenuti dalla ricerca di base in applicazioni cliniche, al fine di migliorare ed implementare i metodi di prevenzione, diagnosi e terapia delle patologie umane aprendo, così, le porte alla medicina personalizzata sul singolo paziente.   

Fermare il progresso della Degenerazione Maculare

Carotenoidi, vitamine e acidi grassi: gli ingredienti antiossidanti della prevenzione. Verdure a foglia verde e una corretta alimentazione non impediscono alla malattia di comparire, ma possono contribuire a ritardarne l’evoluzione prima che comprometta la vista.

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L’occhio: una finestra sul cervello

Il Professor Vincenzo Parisi, responsabile facente funzioni della UOC “ricovero e cura” della Fondazione Bietti di Roma da anni si occupa di Neuroftalmologia. E spiega che cosa è e a cosa serve questa importante branca della medicina.

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