Grazie alla proteomica, la ricerca ha fatto passi in avanti per la cura delle patologie che danneggiano le cellule nervose. Ne parla il dott. Francesco Oddone dell’IRCCS Bietti
Il glaucoma è la seconda causa di cecità nel mondo; in Italia ne sono affette circa 1 milione di persone, ma si stima che solo il 50% ne sia a conoscenza: è una malattia che generalmente non da sintomi tanto che viene definita “ladra silenziosa della vista”.
Il glaucoma è una patologia cronica e progressiva che colpisce il nervo ottico e rientra nelle cosiddette “malattie neurodegenerative”, come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer.
Con quest’ultime, il glaucoma presenta molti aspetti in comune: un decorso progressivo, colpisce popolazioni specifiche di neuroni e ha come esito il medesimo processo di apoptosi/morte cellulare degli stessi.
La ricerca per contrastare questo gruppo di malattie si focalizza su molecole che possono prevenire la morte dei neuroni.
“La proteina Tau, in particolare, è una proteina di vitale importanza per le cellule nervose del nostro organismo che vanta un interesse “storico” da parte della comunità scientifica nell’ambito dello studio della neurodegenerazione – spiega il dott. Francesco Oddone, ricercatore dell’U.O. Glaucoma della Fondazione Bietti–.
Infatti, è dagli albori degli studi sui meccanismi molecolari alla base dell’insorgenza di patologie quali il morbo di Alzheimer che è noto come Tau, in seguito a fenomeni ancora non del tutto chiari, possa andare incontro ad aggregazione e precipitazione all’interno delle cellule del tessuto nervoso (“neurofibrillary tangles”) contribuendo alla loro uccisione.
Pertanto, Tau, per alcuni aspetti, è un marcatore biologico di neurodegenerazione, sebbene in ambito diagnostico/prognostico non abbia mai raggiunto un ruolo di indubbio ed universale significato clinico.
Nell’ambito della ricerca e della clinica del glaucoma, patologia per la quale è possibile fare ampie correlazioni con il morbo di Alzheimer, il possibile ruolo della Tau è ancora oggetto di dibattito scientifico.
L’impiego della proteomica potrà senz’altro contribuire a raggiungere questo obiettivo analizzando fluidi e campioni biologici. Tale considerazione si applica tanto alla proteina Tau, quanto a qualsiasi altra proteina di interesse che verrà identificata tramite lo spettrometro di massa.” conclude l’esperto.