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Chirurgia Lamellare: la nuova frontiera nel trapianto di cornea

Chirurgia Lamellare: la nuova frontiera nel trapianto di cornea

Il trapianto lamellare è, ad oggi, la tecnica maggiormente utilizzata in Fondazione Bietti per il trattamento chirurgico delle patologie corneali. Grazie ad essa è possibile ridurre notevolmente i rischi legati al trapianto di cornea tradizionale. Ne parla il dott. Schiano.

La cornea è la prima lente dell’occhio e permette, di conseguenza, la prima convergenza nel processo di messa a fuoco. Le sue caratteristiche sono: trasparenza, assenza di vasi sanguigni e specularità. Un’altra funzione importante, detta tettonica, è quella di chiudere l’occhio, proteggendolo dall’esterno.

Queste funzioni, però, possono essere compromesse: ovvero la cornea può perdere la sua trasparenza o la sua rigidità e curvatura strutturale alterando, così, la vista. Ci sono i casi di cheratocono (assottigliamento della cornea), di opacità post infettiva, o di patologie dell’endotelio corneale, come la distrofia di Fuchs o gli edemi post operatori. In alcuni casi, perciò, è necessario intervenire chirurgicamente asportando la cornea e sostituendola con una da donatore. Un trapianto d’organo che la legge italiana, grazie in particolare agli sforzi del prof. Mario Stirpe al Parlamento e dell’allora Ministro del Lavoro Franco Marini, permette dal 1993 trattando l’intervento come un trapianto di tessuto e rendendo, così, molto più facile la procedura.

Ma il trapianto di cornea non è un unico intervento. Sotto questo nome ricadono diverse tecniche. Le più recenti, dette trapianti lamellari, sono molto diverse dall’intervento tradizionale e, statisticamente, molto più sicure. La Fondazione Bietti è uno dei pochi centri in Italia ad eseguire questo nuovo approccio chirurgico, e il dottor Domenico Lomoriello Schiano è la figura chiave in sala operatoria.

Dottore, come nasce il trapianto di cornea?

L’intervento tradizionale è sorprendentemente antico ed è stato eseguito nei primi anni del Novecento. Da allora, la tecnica non è cambiata di molto e prevede la rimozione completa della cornea e la sua sostituzione integrale. La tecnica si chiama PKP (Penetrating Keratoplasties) o trapianto a tutto spessore.

Qual è il limite di questa tecnica?

Il fatto che bisogna ‘trapanare’ l’occhio per sostituire l’intera cornea comporta tre ordini di rischi: intraoperatori – perché l’intervento è molto più invasivo -; post operatori – perché la possibilità di complicanze è maggiore -; e, da ultimo, una probabilità più alta di rigetto.

Quali alternative esistono al trapianto completo?

Da quindici anni sono stati introdotti interventi diversi chiamati “lamellari”, ovvero capaci di sostituire solo una parte della cornea a seconda delle esigenze senza dover asportare tutto l’organo. Vi sono i trapianti lamellari anteriori (Deep Anterior Lamellar Keratoplasty) che lasciano intatto lo strato dell’endotelio; e vi sono, viceversa, le cheratoplastiche lamellari posteriori o endoteliali (DMEK o DSAEK) che sostituiscono l’endotelio e lasciano intatto lo strato superficiale. Questi ultimi trapianti si effettuano quando, per esempio, gli strati interni della cornea perdono trasparenza in seguito ad una compromissione dell’impermeabilità e ad un conseguente accumulo di liquido nei tessuti.

Ma, a prescindere dai singoli casi, il minimo comun denominatore di queste nuove tecniche è lo sforzo di intervenire solo sulla parte della cornea che necessita un trapianto, lasciando intatte e in situ le parti che non sono alterate. Questo approccio riduce l’impatto e i rischi per le persone che si sottopongono a intervento e permettono, anche, di utilizzare al meglio le cornee provenienti da donatore.

Qual è stata l’accoglienza riservata ai nuovi interventi all’estero?

I trapianti lamellari hanno iniziato a sostituire gli interventi tradizionali all’inizio degli anni 2000 e si stanno imponendo come standard. In Germania, per esempio, nel 2014 sono stati effettuati, per la prima volta, più trapianti lamellari che PKP tradizionali[1].

In Italia dove vengono effettuati?

In Italia esistono alcuni centri specializzati che eseguono questi approcci chirurgici all’avanguardia. La Fondazione Bietti è uno di questi. Non è più necessario, perciò, andare all’estero come poteva succedere un decennio fa.

Quali sono i sintomi e quale il percorso di un paziente verso il trapianto?

I sintomi principali dei problemi alla cornea sono il calo della vista e l’abbagliamento alle luci. Nel caso dell’edema corneale il calo della vista è particolarmente accentuato al mattino e migliora durante la giornata. Il percorso del paziente è abbastanza semplice e passa necessariamente attraverso una visita dall’oculista. Presso il nostro Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fondazione Bietti, ove nella visita si riscontri un problema con la cornea, la persona viene indirizzata a un ambulatorio specializzato nella cornea e lì, se necessario, viene pianificato l’intervento.

[1] Trends in Corneal Transplantation from 2001 to 2016 in Germany: A Report of the DOG–Section Cornea and its Keratoplasty Registry – AMERICAN JOURNAL OF OPHTHALMOLOGY – Autori Vari – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29410297

23 Ottobre 2019
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